Qualche leccornia in più


di Antonio Giaccone

Un obiettivo che perseguo ormai da anni e che ritengo la chiave per ottenere delle riproduzioni di Aphyosemion, Cynolebias, Nothobranchius ecc., esemplari non solo sani ma dalle caratteristiche somatiche superlative, e’ il cibo.

Non credo che particolari condizioni dell’acqua (piu’ o meno dura; o pH piu’ o meno basso) siano palesi artefici di risultati nell’allevamento dei Killi: ovunque in Italia, come in Olanda (ricordo che gli olandesi sono forse i piu’ grandi allevatori di Notho &38; C.) i valori dell’acqua si aggirano intorno a valori di pH 7.0 fino a 7.5 circa e durezza totale intorno ai 12-20 gradi.

Mi sono chiesto per interi mesi, quale fattore e’ cosi’ importante per ottenere esemplari paragonabili a quelli che ho potuto vedere, ad esempio, alla Convention Olandese; non credo esistano formule magiche: la quantita’, ma soprattutto la qualita’ e la varieta’ del cibo fanno realmente una grande differenza.

Mi sono impegnato molto in questi ultimi mesi a tale proposito e armato di pazienza ed enorme curiosita’ ho “intervistato” (si fa per dire) allevatori olandesi, ittiologi, ma sopratutto ho fatto una cosa che, secondo me, e’ fondamentale: ho osservato sistematicamente i pesci durante e dopo le somministrazioni del cibo.

Secondo me, il cibo vivo e’ la migliore soluzione.

Drosofile, dafnie, enchitrei, artemie, larve di zanzara rappresentano quanto di meglio per i miei pesci; il tutto pero’, non senza grosse fatiche, nonche’ problemi di spazio.
I congelati (artemie, chironomus, larve nere di zanzare, dafnie, ecc.) vanno molto bene ma secondo me, vanno somministrati dando pochissimo cibo alla volta in modo tale che i pesci non si vedano precipitare addosso tutto in “blocco” il cibo: ne mangiano subito a sazieta’ finche’ non cade sul fondo della vasca.
Poi, molte volte non lo mangiano proprio.

I killi, come tutti gli altri pesci, sono fortemente attratti dal cibo in movimento ma a differenza di molti altri pesci, non hanno perso l’istinto dell’inseguimento del cibo vivo e sono spesso indifferenti a tutto cio’ che rimane sul fondo inerte.
Quindi, e’ molto meglio fare scendere nella vasca il cibo ai due angoli anteriori alternativamente con poco cibo alla volta; in questo modo chi e’ sazio desiste, chi ancora ha un piccolo spazio nello stomaco “caccera’” ancora il nutrimento che scende, emulando il movimento della preda viva. Molto difficilmente rimarranno degli avanzi sul fondo.

Per quanto riguarda la varieta’ del cibo, e’ un discorso molto soggettivo: ho conosciuto personalmente un allevatore straniero che somministra diete monotone: tubifex e stop.

I tubifex cosi’ come i chironomus, in minor misura, contengono molti grassi e alimentando i pesci esclusivamente con questi cibi e’ molto facile si verifichi degenerazione epatica con formazione di tessuti adiposi che conducono i pesci alla piu’ totale sterilita’.

Sostengo che variare la dieta e’ fondamentale e i migliori risultati li ho ottenuti alternando i chironomus e artemie congelati al fai da te. Nella fattispecie ho comperato in macelleria un cuore di vitello, l’ho ripulito di tutte le parti filamentose biancastre e messo nel frullatore per qualche secondo.

Ho successivamente estratto il “pappone”, modellato a mo’ di bistecca, insachettato e messo nel congelatore. Somministrando due o tre volte la settimana tale prelibatezza ho avuto decisamente altri numeri, a proposito di deposizione.

Successivamente ho fatto lo stesso con del pesce da frittura comperato in pescheria I’ho frullato tutto intero, comprese interiora, testa e lisca.
Anche in questo caso i pesci fanno letteralmente piazza pulita della pappa dall’odore nauseabondo.

L’unico inconveniente del “fai da te” sta nell’alto tasso d’inquinamento dell’acqua in presenza delle pappe micidiali.
Quindi occhio al dosaggio ma visti i risultati sono convinto che il gioco valga la candela, anche due.